il blog dell'E45 Fringe Festival

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lunedì 4 luglio 2011

WATER di Fabio Di Miero

Inizia il Napoli Fringe Festival edizione 2011 con la performance di corpi danzanti, tenutasi al teatro Sannazaro dal gruppo E-motion che mette in scena “Water”, con la regia e coreografia di Francesca La Cava e le musiche originali di Angelo Valori.
Si apre il sipario e in una scena vuota, spicca la gigante proiezione di una bottiglia d’acqua, la sala si riempie di sonorità elettroniche e liquide. Sul palcoscenico ci sono sei secchi bianchi, tutti colmi di bottiglie di plastica, ecco che incalza la musica e gli interpreti si mostrano alla scena; quattro ragazze ed un ragazzo, che corrono in circolo, mostrando la fatica dello sport, e i movimenti che virano verso la danza. Ecco che questa rappresentazione piuttosto che essere teatrale, il teatro Sannazaro ascolta ancora gli echi di Nino Taranto, si rivela invece un balletto, una rappresentazione di danza contemporanea, o per meglio dire danza sperimentale.
Come dice lo stesso titolo “Water” (acqua), questo è un viaggio attraverso il significato e l’importanza dell’acqua nella nostra vita. L’acqua come bisogno (dissetarsi), piacere (bere), quotidianità (fare la doccia), forza (diluvio) e speranza (la vita). Mentre scivolano i brani di musica fatta da sintetizzatori, seguono performances di danza; le proiezioni contestualizzano in maniera concettuale e minimale gli ambienti, forse troppo didascalicamente, come risulta retorica anche una breve citazione epica, in lingua latina e subito tradotta, sulla punizione inflitta agli uomini attraverso un diluvio provocato da Giove.
Le uniche parole recitate sono una sequenza di luoghi comuni intorno all’acqua, come “la classe non è acqua” e locuzioni del genere.
Il pubblico spesso è distratto, probabilmente la rappresentazione dura troppo, 70 minuti, e non ha la forza di rapire gli occhi dello spettatore, immergendolo nell’acqua, in una vasca a bomboniera che è il Sannazaro.
“Water” si conclude col ritorno in scena dei secchi bianchi in un bagno collettivo degli interpreti, mentre i corpi si vestono da spose e sposo, perché “sposa bagnata, sposa fortunata”, e ritorna l’ovvio; la musica decresce e va in dissolvenza come i loro movimenti che rallentano fino a fermarsi e terminare lo spettacolo, che si conclude con un applauso timido.

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